Scrivo con qualche giorno di ritardo dalla partenza da sta città. Abbiamo trovato posto il giorno dopo, assieme ai compagni ritrovati, in un appartamento lasciatoci libero dal compagno di un’amica della madre di un altro ragazzo che stava viaggiando con noi all’inizio del viaggio, ed ora viaggia solo. Il compagno dell’amica… blablabla… E’ un linguista poliglotta, intellettuale, dall’appartamento ribaltato. Ricorda Paolo Villaggio nei suoi anni d’oro.
Il giorno prima, quello dopo essere arrivati, faccio quattro passi per il quartiere per non dimenticare che ci si può muovere anche così. Manifesti per la strada indecifrabili, come le parole della gente, a parte kala kalo kale o quel che l’è. Di greco non so na mazza e i greci, come gli italiani non masticano molto inglese.
Lungo la strada tra i palazzi non troppo nuovi, un cancello aperto e dietro l’ombra una casa con un piazzale che ricorda una specie di oratorio. Nel piazzale un mercatino di frutta e verdura e altre robe da mangiare, gente di ogni età. Entro e chiedo, che non sia qualcosa di parrocchiale, non si sa mai. Trovo una ragazza che parla inglese!
E’ un catalypso, spazio occupato ed autogestito, pieno di attività. Parliamo un po’, se non avessimo già il posto in casa potremmo stare lì a dormire per qualche giorno. Il posto è tenuto benissimo. La casa dove noi stiamo è sulla strada giusto all’angolo.
Cena al ristorante di quartiere e la sera torniamo alla torre bianca. Un trio improvvisa un concerto. Sax, basso e batteria. Si anima la serata che finirà in una festa con Dj nello spazio di un collettivo Biotexia nel mezzo di un palazzo abbandonato. Si ritorna all’alba.
La sera dopo ci sono le elezioni primarie francesi. E siccome sono in un ambiente prima di tutto francese, poi greco, già che ci si è ritrovati anche con altri tre ragazzi fuori di testa di Grenoble (già incontrati dagli altri in fondo alla Croazia, che si son fatti Francia Marocco andata ritorno poi Balcani e Grecia e avanti) ne approfitto, ne approfittiamo, per andare all’ambasciata a magna’ e beve’ bona roba aggratis nel mentre escono i risultati. Finito il tutto ci si mette a suonare bella ciao all’interno, sigaretta in bocca e i tasti di un piano sotto le dita finchè non ci invitano a passare il giorno dopo. Fuori sulle scale si fa un gruppo, musica e birra, al quale si aggiunge anche il tipo dell’ambasciata proprio contento di vedere un po’ di fricchettoni come noi alle elezioni.
Giorno dopo alla torre Alice disegna e io prendo il sole, giro per la città recuperando cose utili. Poi brutta scoperta. Qualche anima in pena ha sfondato le ruote della bici in fondo alle scale. La più esposta. Dovrò cambiare tutti e due i cerchi.
Oltre ai cerchi, un piccolo problema fisico e Alice che ha un momento di morale basso. Il tutto mi fa venire voglia di gridare a momenti, ma riesco a trovare la tranquillità nel piacere dell’alienazione. Sono solo formalità, o questioni di qualità, non ricordo più bene. Fck.
Ripassiamo, qualche sera dopo, allo Sxolio, il posto occupato sotto casa, trovando il bar aperto e la festa del corso di ballo boogie-woogie, gambe che si muovono. Ritrovo una faccia conosciuta nell’appartamento di Granada durante l’Erasmus. Adesso è facile da dire ma un po’ me l’aspettavo di trovare qualcuno/a di conosciuto a Tessalonika. Ci fa conoscere un altro ragazzo che parla italiano e dà un corso di italiano in questo spazio. Un numero contenuto di birre (una, mamma!) e la fatica si fa sentire (o forse l’età).
Lo ritroviamo il giorno dopo “la faccia conosciuta”, e dopo la partenza del trio di Grenoble, ci porta a fare un giro in un altro paio di catalypso. Prendiamo un caffè nel caffè di uno di questi. Non sembrano squatt da quanto sono tenuto bene, gente di ogni età. Lo lasciamo al suo corso di greco in uno di questi.
Il giorno dopo risistemiamo ruote e portapacchi e siamo pronti per partire. Il tempo non è male. Prendiamo tutto con molta tranquillità. Partiamo col sole delle quattro. Si sale sulle colline sopra la città. Sotto il sole basso Tessalonika, il mare, l’Olimpo sullo sfondo.